(AGI) - Roma, 6 dic. - La dead line e' il 17 dicembre, quando
scadra' il pagamento dell'ultima rata dell'Imu. Silvio
Berlusconi non vuole ripresentarsi per la sesta volta davanti
agli italiani a chiedere di riconsegnargli la guida del Paese
con l'accusa di aver 'strozzato' le famiglie. Dobbiamo
'sganciarci' definitivamente prima di quella data, e'
l'imperativo.
Il CdM approva il decreto sull'incandidabilità
Il cerino, per ora, e' nelle mani di Mario Monti:
sta a lui, e' il ragionamento svolto dal Cavaliere e dallo
stato maggiore del Pdl nel lungo 'caminetto di guerra' a
palazzo Grazioli, decidere il da farsi. Se vuole 'arroccarsi' a
palazzo Chigi sappia che non avra' piu' i nostri voti. L'ex
premier e i fedelissimi sono convinti che il Professore non ci
stara' a farsi logorare per mesi, con la consapevolezza di non
avere piu' i numeri per approvare alcun provvedimento, salvo
naturalmente la legge di stabilita'.
Napolitano chiede calma e vuole la legge di stabilita'
La strategia berlusconiana
e' di non arrivare allo strappo ma concordare un'uscita di
scena 'dolce' di Monti, senza un voto di sfiducia in
Parlamento. Condizione non negoziabile il via libera
all'election day il 10 e l'11 marzo (fatta eccezione per il
Lazio, che andra' al voto a febbraio). Sul punto, viene
spiegato, Berlusconi e il partito sono irremovibili: non si
puo' andare oltre e non si puo' votare per le regionali e per
le politiche in due momenti distinti.
Lo strappo di Frattini, "voto la fiducia al governo"
Se, tuttavia, il
presidente del Consiglio e il Quirinale dovessero 'impuntarsi',
se dovessero - viene spiegato - non tenere in debito conto il
"segnale chiaro" che il Pdl ha oggi inviato a palazzo Chigi e
Colle, allora il partito di via dell'Umilta' agira' di
conseguenza, facendo cadere il governo. Berlusconi prepara gia'
il discorso della ridiscesa in campo: l'intenzione sarebbe di
presentarsi in aula alla Camera in occasione del voto finale
sulla legge di stabilita' e annunciare la ricandidatura a
premier, spiegando davanti alle telecamere, nell'aula di
Montecitorio, di essere costretto a tornare in prima linea per
salvare il Paese dal baratro di una recessione che rischia di
non aver fine e in cui l'attuale esecutivo ha condotto
l'Italia.
In quell'occasione, viene riferito, se Monti o
Napolitano non avessero gia' indicato la data del voto, il
Cavaliere spiegherebbe agli italiani i motivi per cui il Pdl
stacca la spina al governo. La situazione, spiegano da via
dell'Umilta', e' precipitata ieri, dopo il lungo sfogo di
Berlusconi e l'amarezza, presto sfociata in rabbia, nel vedere
che esponenti Pdl da lui 'creati' erano pronti a voltargli le
spalle. Basta, torno in campo e mi riprendo il partito. Da li'
la linea dura, fino alla decisione di considerare chiusa
l'esperienza Monti e di dirlo chiaramente con i voti di fiducia
di oggi sia al diretto interessato che all'inquilino del Colle
piu' alto.
Dunque, con un colpo definitivo di spugna Berlusconi
cancella le primarie, riduce al nulla le aspirazioni di chi,
nel Pdl, riteneva di poter fare a meno di lui e si riprende il
partito: d'ora in poi decido io, e' il refrain. Il che vuol
dire decido io le candidature. Per il momento, viene spiegato,
il Cavaliere avrebbe accantonato l'idea di procedere con lo
'spacchettamento'. Ma e' un'opzione che resta in campo e che
potrebbe essere la naturale conseguenza delle decisioni sulle
liste. Gli ex An chiedono garanzie sul 'peso' dell'area di
destra. Ma sono in molti a fibrillare dopo l'annuncio della
rentree del Cavaliere.
Temono i filo-montiani, ma anche l'area
vicina a Cl (per alcuni scontato il passaggio al centro) e
quegli ex azzurri contrari a un ritorno di Berlusconi.
L'allarme rosso diventa evidente nello sfogliare le tante dichiarazioni a favore della ridiscesa in campo che si susseguono per tutta la giornata (e spicca la differenza con le 'sole' undici fatte in occasione della sentenza di condanna Mediaset di cui si e' lamentato proprio ieri l'ex premier).
Insomma, il partito si 'riallinea' e sceglie di essere nuovamente al fianco del Cavaliere. E poiche' le chance di una vera riforma elettorale sono praticamente nulle, nel Pdl sono tutti consapevoli che il deus ex machina del destino dei parlamentari sara' di nuovo Berlusconi.
L'allarme rosso diventa evidente nello sfogliare le tante dichiarazioni a favore della ridiscesa in campo che si susseguono per tutta la giornata (e spicca la differenza con le 'sole' undici fatte in occasione della sentenza di condanna Mediaset di cui si e' lamentato proprio ieri l'ex premier).
Insomma, il partito si 'riallinea' e sceglie di essere nuovamente al fianco del Cavaliere. E poiche' le chance di una vera riforma elettorale sono praticamente nulle, nel Pdl sono tutti consapevoli che il deus ex machina del destino dei parlamentari sara' di nuovo Berlusconi.
Certo, non tutti si
'riallineano'. Ad esempio, al Senato Pisanu non si allinea e
vota la fiducia. Cosi' fa Frattini alla Camera. Malumori
vengono poi registrati anche tra gli ex An, tra cui Meloni e
Alemanno. Ma qualche mal di pancia emerge pure tra gli ex Fi.
Gongolano i 'falchi, le 'amazzoni' e le 'pasionarie'. Cede, invece, ai 'desiderata' berlusconiani Gianni Letta, che fino a ieri - ma secondo rumors lo avrebbe ribadito anche oggi - ha sconsigliato l'ex premier a compiere il grande passo. Intanto il Cavaliere studia le prossime mosse: il primo passo e' il 'reset' del partito, azzeramento delle cariche e cambio di nome e simbolo.
Gongolano i 'falchi, le 'amazzoni' e le 'pasionarie'. Cede, invece, ai 'desiderata' berlusconiani Gianni Letta, che fino a ieri - ma secondo rumors lo avrebbe ribadito anche oggi - ha sconsigliato l'ex premier a compiere il grande passo. Intanto il Cavaliere studia le prossime mosse: il primo passo e' il 'reset' del partito, azzeramento delle cariche e cambio di nome e simbolo.
Facce nuove, meno apparato, meno sovrastrutture. Per
il lancio si pensa - ma e' ancora in una fase embrionale - a
una convention. Ancora da stabilire, invece, l'assetto: "il
capitano c'e', e' Berlusconi - spiega un ex ministro - ora
dobbiamo decidere se andare con una, due o tre punte". Nulla di
deciso, quindi, sul futuro di Alfano che, secondo alcuni,
dovrebbe restare segretario, ma prima rimettendo l'incarico
nelle mani di Berlusconi. Poi c'e' la campagna elettorale: il
Cavaliere intende condurla tutta all'attacco, contro il governo
Monti, contro l'Europa e i suoi diktat. Il canovaccio lo ha
svelato lo stesso ex premier nella nota diffusa ieri sera.
Nessun commento:
Posta un commento