(AGI) - Roma, 22 ago. - Parola d'ordine: ripartenza. La
cosiddetta fase due del governo Monti si aprira' formalmente la
mattina di venerdi', quando sul tavolo del Consiglio dei
ministri sara' "aggiornato il programma di governo con
particolare riferimento alla crescita". Il presidente del
Consiglio, Mario Monti, rientrato in tarda mattinata a palazzo
Chigi, ha gia' avviato i contatti con i ministri Vittorio
Grilli e Corrado Passera in vista della prima riunione di
governo dopo la pausa estiva: il premier chiedera' ai ministri
di aiutarlo a stilare la road map che caratterizzera' la
seconda parte del lavoro dell'esecutivo e che avra' lo scopo di
riavviare il motore della ripresa. E l'occasione per il primo
giro di tavolo sara' appunto il Consiglio di venerdi'. A
riferire un anticipo delle intenzioni del governo sono stati
gli stessi esponenti dell'esecutivo: "ora il Paese deve
ripartire e' il momento di attuare quello che abbiamo fatto dal
15 novembre", dice il ministro della Coesione territoriale
Fabrizio Barca. "La gente ora deve vedere le gru nei cantieri,
gli asili che aprono, i bandi che partono". La missione del
governo, insiste Barca, "e' quella di realizzare gli
interventi. Non si tratta soltanto di scrivere i regolamenti ma
di vigilare perche' tutta la catena decisionale si attivi: dal
centro alla periferia". E che dopo i tagli sia arrivato il
momento della crescita lo ribadisce il viceministro per Mario
Ciaccia, che annuncia un "provvedimento per la
defiscalizzazione delle nuove infrastrutture per le quali sia
accertato, dal punto di vista tecnico, che non sono sostenibili
per un piano economico e finanziario con l'attuale gravame di
Iva". Il provvedimento allo studio dovrebbe tradursi in un
disegno di legge, e nelle intenzioni del vice di Passera
dovrebbe puntare ad una "sterilizzazione totale dell'Iva con un
impatto di 5-6 punti di Pil e la creazione di centinaia di
posti di lavoro. Su questo credo che dobbiamo intervenire e
questo proporro' ai colleghi di governo". La proposta di
Ciaccia incassa il plauso di Confindustria: secondo il numero
uno di viale dell'Astronomia, Giorgio Squinzi, "le ulteriori
misure a sostegno della crescita annunciate in questi giorni da
alcuni esponenti del governo vanno nella giusta direzione". Per
Squinzi, "una piu' ampia e coerente defiscalizzazione dei nuovi
investimenti determina un ulteriore e decisivo contributo
finanziario alla riduzione del nostro gap infrastrutturale".
Il Consiglio di venerdi' comunque, viene spiegato, non dovrebbe
comunque varare misure immediate. Si trattera' piuttosto di un
primo giro di tavolo per stilare una sorta di piano d'azione
che si sviluppera' nelle settimane successive. Il governo
vedra' gli imprenditori ai primi di settembre e mercoledi'
prossimo Monti volera' a Berlino per un incontro con la
cancelliera Angela Merkel. Bisognera' anche fare il punto sulle
risorse a disposizione. Che la coperta sia stretta e che i
fondi da destinare alla crescita non siano molti sembra
scontato. Il sottosegretario Fabrizio Polillo esclude che ci
siano "soldi a sufficienza per misure ampie" come il cuneo
fiscale, ma apre alla possibilita' di recuperare i 6 miliardi
necessari ad annullare definitivamente l'aumento Iva attraverso
la riduzione delle detrazioni e deduzioni fiscali. Appoggio al
governo sulla crescita arriva dai partiti della maggioranza:
"Da un lato dobbiamo evitare di disperdere gli sforzi e i
sacrifici che abbiamo compiuto negli ultimi nove mesi,
dall'altro la campagna d'autunno che abbiamo davanti e' quella
della crescita. Si dovra' lavorare sul versante del lavoro",
dice il vicesegretario del Pd Enrico Letta, secondo cui "Monti
ha fatto benissimo a impostare la ripresa sul tema dei
giovani". "Ora occorre uno sforzo in piu' per la crescita, non
bastano i sacrifici, serve qualcosa in piu' che dia un impulso
alle imprese e alla crescita", aggiunge il vicepresidente della
Commissione europea, Antonio Tajani. Ma il Pdl insiste sulla
necessita' di intervenire anche sul lato taglio delle tasse:
"Rassicurare i mercati e' necessario, ma non sufficiente - dice
Anna Maria Bernini, portavoce nazionale vicario del Pdl - ora
bisogna rassicurare i cittadini. E per fare questo il
presidente Monti deve da subito lanciare una vera fase due
all'insegna della crescita e dello sviluppo. Al cdm di venerdi'
prossimo non sia un tabu' parlare di abbassamento del carico
fiscale a vantaggio di famiglie ed imprese".
giovedì 23 agosto 2012
Le 100 donne più potenti del mondo. Al primo posto c'è la "culona" di Berlusconi
La rivista
Forbes qualche giorno fa ha pubblica la
consueta classifica annuale delle 100 donne più potenti del mondo, dove
compaiono politiche, imprenditrici e personaggi dei media che, come segnala la
signora Forbes, , sono “donne di potere che esercitano influenza in modi molto
diversi e con finalità molto differenti, e tutte con impatti molto diversi
sulla comunità globale”.
Qualche sorpresa rispetto alla classifica dell’anno scorso c’è, ma non riguarda il primo posto dove svetta ancora il cancelliere tedesco Angela Merkel come donna più potente del mondo. A salire con lei sul podio, al secondo posto il segretario di Stato americano Hillary Clinton e al terzo il presidente brasiliano Dilma Rousseff. Tra le prime cinque in classifica, ci sono anche Melinda Gates, co-presidente della Fondazione Bill & Melinda Gates e moglie del fondatore di Microsoft, e Jill Abramson, direttrice del New York Times. Al sesto posto Sonia Ghandi, capo del Partito del Congresso in India, davanti alla First Lady statunitense Michelle Obama che nel 2010 era al numero 1, e a Christina Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno.
Questa la classifica fino al 20esimo posto: 1 - Angela Merkel, Chancellor, Germany 2- Hillary Clinton, Secretary of State, United States 3 - Dilma Rousseff, President, Brazil 4 - Melinda Gates Co-Chair, Bill & Melinda Gates Foundation 5 - Jill Abramson, Executive Editor, New York Times Co. 6 - Sonia Gandhi, President, Indian National Congress, India 7 - Michelle Obama, First Lady, United States 8 - Christine Lagarde, Managing Director, International Monetary Fund 9 - Janet Napoletano, Secretary, Department of Homeland Security, United States 10 - Sheryl Sandberg, COO, Facebook 11 - Oprah Winfrey, Entrepreneur, Personalità 12 - Indra Nooyi, Chairman and CEO, PepsiCo 13 - Irene Rosenfeld, Chairman and CEO, Kraft Foods 14 - Lady Gaga, Musician, Philanthropist 15 - Virginia Rometty, President and CEO, IBM 16 - Cristina Fernandez de Kirchner, President, Argentina 17 - Ursula Burns, Chairman and CEO, Xerox 18 - Meg Whitman, CEO, Hewlett-Packard 19 - Aung San Suu Kyi, Chair and Parliamentarian, National League for Democracy, Burma 20 - Maria das Gracas Silvia Foster, CEO, Petrobras-Petròleo Brasil
Qualche sorpresa rispetto alla classifica dell’anno scorso c’è, ma non riguarda il primo posto dove svetta ancora il cancelliere tedesco Angela Merkel come donna più potente del mondo. A salire con lei sul podio, al secondo posto il segretario di Stato americano Hillary Clinton e al terzo il presidente brasiliano Dilma Rousseff. Tra le prime cinque in classifica, ci sono anche Melinda Gates, co-presidente della Fondazione Bill & Melinda Gates e moglie del fondatore di Microsoft, e Jill Abramson, direttrice del New York Times. Al sesto posto Sonia Ghandi, capo del Partito del Congresso in India, davanti alla First Lady statunitense Michelle Obama che nel 2010 era al numero 1, e a Christina Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, che guadagna una posizione rispetto allo scorso anno.
Questa la classifica fino al 20esimo posto: 1 - Angela Merkel, Chancellor, Germany 2- Hillary Clinton, Secretary of State, United States 3 - Dilma Rousseff, President, Brazil 4 - Melinda Gates Co-Chair, Bill & Melinda Gates Foundation 5 - Jill Abramson, Executive Editor, New York Times Co. 6 - Sonia Gandhi, President, Indian National Congress, India 7 - Michelle Obama, First Lady, United States 8 - Christine Lagarde, Managing Director, International Monetary Fund 9 - Janet Napoletano, Secretary, Department of Homeland Security, United States 10 - Sheryl Sandberg, COO, Facebook 11 - Oprah Winfrey, Entrepreneur, Personalità 12 - Indra Nooyi, Chairman and CEO, PepsiCo 13 - Irene Rosenfeld, Chairman and CEO, Kraft Foods 14 - Lady Gaga, Musician, Philanthropist 15 - Virginia Rometty, President and CEO, IBM 16 - Cristina Fernandez de Kirchner, President, Argentina 17 - Ursula Burns, Chairman and CEO, Xerox 18 - Meg Whitman, CEO, Hewlett-Packard 19 - Aung San Suu Kyi, Chair and Parliamentarian, National League for Democracy, Burma 20 - Maria das Gracas Silvia Foster, CEO, Petrobras-Petròleo Brasil
Letta (PD): riforma elettorale vicina. Ma poi Udc e Pdl frenano
"Sulla nuova legge elettorale l' accordo c'è e fra poco verrà comunicato. Non solo, quando verrà annunciato scatenerà sicuramente le critiche di chi vuole continuare a nominare i
parlamentari".
E' Enrico Letta, vicesegretario del Pd, a dare l' annuncio molto
atteso in questi ultimi giorni visto il rinnovato attivismo dei partiti
sul tema, in agenda da anni.
Ed è lo stesso Enrico Letta a frenare, subito dopo. "Sul
Sussidiario.net - scrive in una nota - ho detto che la settimana
prossima è quella cruciale per la legge elettorale. L'accordo è ormai a
portata di mano. E' l'ultima chance. Va colta a tutti i costi per ridare
ai cittadini il potere di scegliere i parlamentari. E cominciare così a
ridare credibilità al Parlamento. Noi ci crediamo e stiamo facendo di
tutto per farcela".
Accordi non ce ne sono ancora, ma ci sono le condizioni perché la
prossima sia la settimana decisiva, precisa a sua volta il segretario
nazionale Udc Cesa
Generazione Spread
Ci sono in Italia oltre due milioni di
giovani che non stanno né studiando né lavorando. Un dato in forte
crescita – non solo nel nostro Paese, perché il fenomeno dei cosiddetti
né-né, o neet in inglese, è una piaga diffusa in tutta Europa – che non
si spiega solo con la lunga crisi economica che sta mettendo a dura
prova la tenuta sociale del Vecchio Continente. E ci sono ormai oltre 36
giovani su 100, cioè più di uno su tre nella fascia 18-24 anni, che nel
nostro Paese cercano un lavoro, ma non lo trovano. Questo sì in gran
parte a causa della crisi economica, eppure non solo per questo.
E’ evidente che le ragioni di un malessere così diffuso e di una condizione così grave, peraltro non in via di assorbimento in tempi rapidi, dopo cinque anni di crisi finanziaria ed economica praticamente ininterrotta, non possono essere ricercate esclusivamente nella caduta degli indici. Una crisi del lavoro così forte, così lunga e difficile da risolvere, non può che essere l’effetto di limiti oggettivi e concreti del ciclo economico, ma allo stesso tempo origine a sua volta di quelle difficoltà, in un circolo vizioso nel quale causa ed effetto finiscono per avvitarsi pericolosamente.
La crisi genera carenza del lavoro, la fragilità del senso del lavoro amplifica la crisi. La flessibilità porta insicurezza, la sfiducia aumenta la precarietà. “Generazione spread”, la si potrebbe chiamare. Dove nel deserto delle offerte, il differenziale da colmare può essere anche quello tra la dimensione del sacrificio e la sfida di imparare a governare la condizione di flessibilità. I fattori decisivi sono da ricercare in buona parte nel percorso formativo e di orientamento. Un terzo degli studenti italiani oggi abbandona la scuola superiore statale e ben il 20% possiede la sola licenza media. Un dato preoccupante se accostato al forte aumento di iscrizioni ai licei, che ormai riguarda un giovane su due. Si aspira cioè all’università, ignorando percorsi professionali intellettualmente meno ambiziosi, ma alla prova dei fatti il traguardo più alto viene raggiunto solo in pochi casi: risultano così inevitabilmente in calo i giovani che si iscrivono all’università, scesi dal 73% del 2003 al 63% del 2009, e di quelli che arrivano a discutere la tesi, solo il 20% tra i 30 e 34 anni. Insomma: pochi giovani preparati ai lavori manuali, pochi laureati, e un sistema scolastico che continua paradossalmente ad assicurare sbocchi occupazionali post-laurea più ai figli dei ricchi che a quelli delle famiglie bisognose, negando il merito e fallendo l’obiettivo dell’uguaglianza nelle opportunità. Con un’età di ingresso nel mondo del lavoro che cresce inesorabilmente.
A dominare è stato allora un modello che ha trascurato la ricerca della qualità nella destinazione delle risorse e che ha educato più al mito dell’arricchimento fine a se stesso, anziché formare al lavoro come opportunità per trasformare la realtà. Che sia stato anche questo uno dei fattori che ha alimentato la crisi è ormai evidente.
E’ evidente che le ragioni di un malessere così diffuso e di una condizione così grave, peraltro non in via di assorbimento in tempi rapidi, dopo cinque anni di crisi finanziaria ed economica praticamente ininterrotta, non possono essere ricercate esclusivamente nella caduta degli indici. Una crisi del lavoro così forte, così lunga e difficile da risolvere, non può che essere l’effetto di limiti oggettivi e concreti del ciclo economico, ma allo stesso tempo origine a sua volta di quelle difficoltà, in un circolo vizioso nel quale causa ed effetto finiscono per avvitarsi pericolosamente.
La crisi genera carenza del lavoro, la fragilità del senso del lavoro amplifica la crisi. La flessibilità porta insicurezza, la sfiducia aumenta la precarietà. “Generazione spread”, la si potrebbe chiamare. Dove nel deserto delle offerte, il differenziale da colmare può essere anche quello tra la dimensione del sacrificio e la sfida di imparare a governare la condizione di flessibilità. I fattori decisivi sono da ricercare in buona parte nel percorso formativo e di orientamento. Un terzo degli studenti italiani oggi abbandona la scuola superiore statale e ben il 20% possiede la sola licenza media. Un dato preoccupante se accostato al forte aumento di iscrizioni ai licei, che ormai riguarda un giovane su due. Si aspira cioè all’università, ignorando percorsi professionali intellettualmente meno ambiziosi, ma alla prova dei fatti il traguardo più alto viene raggiunto solo in pochi casi: risultano così inevitabilmente in calo i giovani che si iscrivono all’università, scesi dal 73% del 2003 al 63% del 2009, e di quelli che arrivano a discutere la tesi, solo il 20% tra i 30 e 34 anni. Insomma: pochi giovani preparati ai lavori manuali, pochi laureati, e un sistema scolastico che continua paradossalmente ad assicurare sbocchi occupazionali post-laurea più ai figli dei ricchi che a quelli delle famiglie bisognose, negando il merito e fallendo l’obiettivo dell’uguaglianza nelle opportunità. Con un’età di ingresso nel mondo del lavoro che cresce inesorabilmente.
A dominare è stato allora un modello che ha trascurato la ricerca della qualità nella destinazione delle risorse e che ha educato più al mito dell’arricchimento fine a se stesso, anziché formare al lavoro come opportunità per trasformare la realtà. Che sia stato anche questo uno dei fattori che ha alimentato la crisi è ormai evidente.
> Massimo Calvi – Avvenire 29/07/2012
lunedì 20 agosto 2012
Salve a tutti i lettori e le lettrici del nostro blog. Ci scuserete per la scarsa attenzione che io e gli altri autori dediachiamo al blog in un mese rovente come Agosto.
Ci scusiamo nuovamente con voi, ma vi garantiamo che da settembre il numero di pubblicazioni e, in particolare, di post scritti da noi per voi, aumenterà.
Cogliamo questa opportunità per ribadirvi che le "porte" del blog sono aperte a tutti, di qualsiasi ideoligia, purchè rispetti il soggetto con cui si sta dialogando. Per info o contatti http://dialetticapolitica.blogspot.it/p/info.html oppure...scirvete al nostro indirizzo mail ufficiale
Vi auguriamo un buon inizio di settimana.
Ci scusiamo nuovamente con voi, ma vi garantiamo che da settembre il numero di pubblicazioni e, in particolare, di post scritti da noi per voi, aumenterà.
Cogliamo questa opportunità per ribadirvi che le "porte" del blog sono aperte a tutti, di qualsiasi ideoligia, purchè rispetti il soggetto con cui si sta dialogando. Per info o contatti http://dialetticapolitica.blogspot.it/p/info.html oppure...scirvete al nostro indirizzo mail ufficiale
Vi auguriamo un buon inizio di settimana.
Ingroia contro Monti: Ingenerose sue parole
Roma, 19 ago. (TMNews) - "Il riferimento di Monti all'attività della
procura di Palermo lo definirei un po' ingeneroso". Così
il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia
torna, intervistato da 'Sky Tg 24' sulle parole pronunciate dal premier
in un'intervista al settimanale ciellino 'Tempi'.
"Noi abbiamo sempre rispettatola legge e le regole -
dice il
magistrato a SkyTg24 - anche perché abbiamo avuto
di recente
conforto e sostegno nell'intervento del presidente
emerito della
Corte Costituzionale, Zagrebelsky, che è un
profondo conoscitore
del diritto e della Costituzione, e che ci ha dato
ragione".
Per Ingroia se si è arrivati a questo punto "è
perché il Parlamento non ha legiferato, benché già vent'anni fa si era
registrato
un caso di vuoto amministrativo". "Di fronte a ciò -
afferma il pm - i magistrati altro non possono fare che applicare la
legge così com'è. La politica ancora una volta è
stata inerte". "Il conflitto di attribuzione è uno strumento che
legittimamente
il capo dello Stato ha scelto per trovare una
soluzione superiore su un punto che è oggetto di controversia", dice
riferendosi
a Giorgio Napolitano che ha deciso di rivolgersi
alla Corte Costituzionale.
"Il governo Monti ha salvato l'Italia, ora tocca alle imprese"
Roma, 19 ago. (TMNews) - "Il governo ha risanato il Paese. Ora
tocca alle imprese". Così il ministro del Welfare,
Elsa Fornero.
"L'Italia - spiega in un'intervista a 'La Stampa' -
ha sicuramente recuperato maggiore solidarietà finanziaria e immagine.
Il nostro compito ora è quello di convincere le
imprese a investire". Il rigore resta indispensabile: "Le restrizioni
finanziarie
rischiano di penalizzare la crescita, ma
costituiscono un prerequisito necessario. Le crescite basate sul
disavanzo di bilancio
valgono solo a breve termine".
La sfida ora è favorire lo sviluppo. Secondo Elsa
Fornero "essenziale è la riforma del mercato del lavoro, a partire dalla
necessità di arginare la precarietà. Ma non esiste
una bacchetta magica, occorre agire su diversi fronti: modifica
dell'articolo
18 e maggiore flessibilità delle imprese. Ma anche
misure come la liberalizzazione, il pacchetto sviluppo, la
semplificazione".
Il premier Mario Monti, nell'intervista al
settimanale 'Tempi', ha sostenuto che sul lavoro "forse andranno
aggiornati alcuni
aspetti". "Non esistono dogmi", spiega la titolare
del Lavoro, "la riforma va calata nel tessuto sociale per migliorare
produttività
e la competitività delle imprese. A tal fine serve
un monitoraggio da parte di accademici, parti sociali e politici". Sul
mercato la "tregua d'agosto" per ora regge. "Il
governo - assicura Fornero - sta lavorando perché l'Italia non debba
ricorrere
allo scudo anti spread"
sabato 18 agosto 2012
Le Pussy Riot " condannate a due anni di carcere
Mosca, 17 ago. (TMNews) - Le tre ragazze del gruppo
punk russo
Pussy Riot sono state condannate a due anni di
carcere ciascuna
per teppismo e incitazione all'odio religioso al
termine di un
processo che ha acquisito un'inaspettata risonanza
internazionale. Una condanna severa, che sembra confermare l'idea che
Vladimir
Putin, tornato al Cremlino a maggio, non voglia
fare concessioni nè all'opposizione interna nè agli occidentali
preoccupati
della sua stretta sul paese. Una condanna
immediatamente definita "sproporzionata" all'unisono da Washington,
Bruxelles e
da molti paesi europei.
Il patriarcato ortodosso, che aveva definito il
gesto delle Pussy Riot un "sacrilegio", chiedendo un pena adeguata, ha
cambiato
linea dopo la pronuncia della sentenza, invocando
"clemenza" per Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich,
30
anni, e Maria Alekhina, 24 anni, ree di aver
cantato a febbraio una preghiera punk nella cattedrale moscovita di
Cristo Salvatore,
chiedendo alla Vergine di "liberarci da Putin".
Le ragazze hanno "violato l'ordine pubblico" e
"offeso i sentimenti dei fedeli" senza esprimere pentimento, ha
dichiarato
il giudice Marina Syrova, che ha posto l'accento
sul carattere "sacrilego" della performance e sull'"odio delle
religione".
"E' una vergogna! Un'ingiustizia!" hanno gridato
molti in aula all'annuncio della sentenza, inferiore di un anno alla
richiesta
dell'accusa. Le tre ragazze hanno sorriso alla
lettura dell apena, che scatta da marzo scorso, quando sono finite in
carcerazioen
preventiva. La lettura del dispositivo ha impiagato
quasi tre ore e Syrova ha ripreso gran parte degli argomenti presentati
dall'accusa nella requisitoria del 7 agosto
scorso.
Le critiche dall'estero non si sono fatte
attendere. Quasi immediata la reazione dell'ambasciata Usa in Russia,
che ha definito
"sproporzionato" il verdetto, seguita dal capo
della diplomazia Ue Catherine Ashton e dalla cancelliera tedesca Angela
Merkel
oltre che dalle diplomazie di Berlino, Parigi e
Stoccolma.
Tra lo stupore generale il patriarcato ortodosso
russo in serata ha pubblicato un comunicato chiedendo clemenze per le
tre
ragazze. "Senza mettere in dubbio la legittimità
della sentenza, chiediamo alle autorità dello Stato di dar prova di
clemenza
nei confronti delle condannate, nella speranza che
esse rinuncino a qualsiasi ripetizione di questo genere di sacrilegio"
si legge nella nota dell'Alto consiglio della
Chiesa ortodossa russa. L'intransigenza della gerarchia ortodossa nella
vicenda
Pussy Riot ne ha appannato l'immagine e ha prodotto
una spaccatura tra i fedeli, molti dei quali ritengono che il perdono
sia più cristiano della richiesta di punizione.
Nikolay Polozov, uno dei legali delle Pussy Riot,
ha confermato che presenterà appello. Con quasta sentenza "le autorità
russe
si sono condannate da sole" ha scritto su Twitter.
Il padre di Ekaterina Samutsevich ha detto all'Afp
che non si aspettava "un verdetto tanto severo". Il blogger
anticorruzione
Alexeï Navalny, figura di punta dell'opposizione,
ha parlato di "distruzione dimostrativa della giustizia" e di un
processo
"degno dell'Inquisizione". "E' semplicemente
un'idiozia" ha commentato lo scrittore Boris Akunin, altro leader della
protesta.
Fuori dal tribunale circa 400 manifestanti hanno
gridato "Vergogna!" e "Fascisti!". La polizia, forte di un imponente
schieramento
attorno all'edificio, ha fermato una essantina di
sostenitori delle Pussy Riot. Sono finiti in commissariato anche il
leader
del Fronte della sinistra Sergei Udaltosv e l'ex
campione di scacchi Garry Kasparov, che è stato malmenato dai
poliziotti.
In piazza anche alcuni manifestanti ortodossi e
ultranazionalisti. Molte le manifestazioni a sostegno delle Pussy Riot
in
Russia, a San Pietroburgo, Yekaterinburg e Samara.
La vicenda ha assunto una dimensione mondiale
quando numerosi musicisti internazionali hanno espresso la loro
solidarietà.
Artisti del calibro di Paul McCartney, Madonna,
Sting e Yoko Ono, la vedova di John Lennon, hanno chiesto la liberazione
delle
ragazze. Manifestazioni anche in molte grandi città
occidentali, da Parigi a Bruxelles, da Londra a New York passando per
Barcellona.
La sentenza coincide con i primi cento giorni del
terzo mandato di Vladimir Putin al Cremlino, un periodo in cui il
presidente
ha rafforzato il controllo delle autorità sullla
società civile con l'obiettivo di contenere un movimento di protesta
senza
precedenti. Secondo un sondaggio del centro Levada
la popolarità di Punti è al minimo dal 2000, al 48%, di 12 punti più in
basso rispetto a maggio. In un'intervista
pubblicata stamani su Novaya Gazeta, le Pussy Riot annunciano che non
chiederanno
la grazia a Putin. "E' lui che ci deve chiedere di
graziarlo" ha detto Tolokonnikova.
Bea
giovedì 16 agosto 2012
Gb, pubblicate foto dei primi 20 evasori del Paese
Sono molto sfortunati i primi 20 evasori del fisco britannico. Il governo anglosassone ha, infatti, pubblicato una lista online con tanto di foto segnaletiche, generalità e precedenti giudiziari . In totale, i 20 triffatori hanno evaso il fisco di Sua Maestà per 700 milioni di lire inglesi. Uno spunto per il G. Monti?
mercoledì 15 agosto 2012
E' già iniziato il gioco delle poltrone dei democratici
Circolano sul web, ma non solo, diverse indiscrezioni che forse possono dipingere la situazione all'interno del Pd, ma anche fuori, e più in generale del centrosinistra.
Secondo alcuni "rampanti" dirigenti del primo partito italiano, è iniziato concretamente il "toto-ministri", o meglio "toto-istituzioni".
In caso di vittoria (ormai non troppo sicura), la poltrona di premier andrà a Bersani (o, comunque, al vincitore delle primarie). Quella di Presidente della Camera, poltrona molto ambita, può contare su pretendenti di primo livello. Si parla di due big del partito, quali: Veltroni (il favorito) e R. Bindi (attuale vicepresidente della Camera).
Ma niente preoccupazioni, per la cattolica democratica (evitiamo di usate termini quali democristiana) è occupata un'altra posizione di prestigio: vice-premier, un ruolo gratificante ma di secondo piano.
Se per la Camera si può parlare di una vera e propria corsa, per il Senato della Repubblica non è così, non appare infatti nessun pretendente. Ma tempo al tempo.
A volare alto, invece, è D'Alema, che sogna un incarico internazionale, come la Commissione europea o addirittura la guida della Nato. Magari passando prima dalla Farnesina, che lo metterebbe in pole position non appena si aprisse una' opportunità oltreconfine, con l'appoggio assicurato dei colleghi europei.
Per il fedelissimo bersaniano Enrico Letta si parla invece di un "ministero", per precisione, il Ministero dello Sviluppo Economico.
Il toto-nomi non è ovviamente finito, restano all'oscuro del gioco delle poltrone pestigiosissime come, per dirne una, quella della Presedenza della Repubblica, ambita da tutti i politici.
Non è mia intenzione criticare o giudicare l'operato del Pd. Non ora, non adesso. Perchè?
Perchè queste sono indiscrezioni, possono essere veritiere oppure semplici bufale.
Secondo alcuni "rampanti" dirigenti del primo partito italiano, è iniziato concretamente il "toto-ministri", o meglio "toto-istituzioni".
In caso di vittoria (ormai non troppo sicura), la poltrona di premier andrà a Bersani (o, comunque, al vincitore delle primarie). Quella di Presidente della Camera, poltrona molto ambita, può contare su pretendenti di primo livello. Si parla di due big del partito, quali: Veltroni (il favorito) e R. Bindi (attuale vicepresidente della Camera).
Ma niente preoccupazioni, per la cattolica democratica (evitiamo di usate termini quali democristiana) è occupata un'altra posizione di prestigio: vice-premier, un ruolo gratificante ma di secondo piano.
Se per la Camera si può parlare di una vera e propria corsa, per il Senato della Repubblica non è così, non appare infatti nessun pretendente. Ma tempo al tempo.
A volare alto, invece, è D'Alema, che sogna un incarico internazionale, come la Commissione europea o addirittura la guida della Nato. Magari passando prima dalla Farnesina, che lo metterebbe in pole position non appena si aprisse una' opportunità oltreconfine, con l'appoggio assicurato dei colleghi europei.
Per il fedelissimo bersaniano Enrico Letta si parla invece di un "ministero", per precisione, il Ministero dello Sviluppo Economico.
Il toto-nomi non è ovviamente finito, restano all'oscuro del gioco delle poltrone pestigiosissime come, per dirne una, quella della Presedenza della Repubblica, ambita da tutti i politici.
Non è mia intenzione criticare o giudicare l'operato del Pd. Non ora, non adesso. Perchè?
Perchè queste sono indiscrezioni, possono essere veritiere oppure semplici bufale.
lunedì 13 agosto 2012
Rinvio a giudizio per il maggiordomo del Papa
Città del Vaticano, 13 ago. (TMNews) - La magistratura vaticana ha
rinviato oggi a giudizio Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa
accusato di furto aggravato delle carte riservate del pontefice. Nella
sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Piero Antonio
Bonnet si legge che viene rinviata a giudizio, per concorso in furto
aggravato, favoreggiamento e violazione del segreto, anche una seconda
persona, Claudio Sciarpelletti, dipendente della segreteria di Stato,
informatico, arrestato, senza che sinora se ne sapesse nulla, lo scorso
25 maggio. Il suo ruolo, ha puntualizzato il portavoce vaticano Federico
Lombardi, è "marginale". Sciarpelletti è "cittadino italiano" e
dipendente della Segreteria di Stato vaticana. E' stato detenuto per una
sola notte nelle celle di sicurezza della gendarmeria vaticana, il 25
maggio, poi, "previa cauzione", ha ottenuto la libertà provvisoria,
inizialmente condizionata all'obbligo di osservare "alcune
prescrizioni", poi cancellato. E' difeso dall'avvocato Gianluca
Benedetti, mentre Paolo Gabriele è assistito da Carlo Fusco e Cristiana
Arru. Il processo a loro carico non si svolgerà prima del 20 settembre,
data di riapertura del tribunale vaticano dopo la pausa estiva.
Sui nomi dei testi e di altri possibili complici di Gabriele, la Santa Sede ha scelto di ricorrere a lettere che nascondono l'identità delle persone.
Tra il materiale sequestrato a Paolo Gabriele, si legge nella sentenza di rinvio a giudizio, i gendarmi hanno rinvenuto anche "un assegno del 26 marzo 2012 intestato a Sua Santità Benedetto XVI relativo a una somma di 100mila euro, di una pepita presunta d'oro e di una edizione della traduzione dell'Eneide di Annibal Caro del 1581". Nel corso della detenzione, iniziata con l'arresto del 23 maggio e conclusa con la concessione degli arresti domiciliari il 21 luglio, Gabriele è stato sottoposto a una perizia psichiatrica. La magistratura vaticana non ha ritenuto, però, che emergesse un profilo psicologico tale da non poter considerare imputabile il maggiordomo del Papa.
Negli interrogatori a cui è stato sottoposto durante la detenzione il "corvo" ha raccontato di avere incontrato il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del best-seller di "Sua Santità", nell'appartamento di quest'ultimo. Gabriele ha precisato, a quanto si legge nella sentenza di rinvio a giudizio, di non aver "ricevuto versamenti in denaro o altri benefici" e di non aver agito spinto "da diverse ragioni quali i miei interessi personali, inoltre ritenevo che anche il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato su alcuni fatti. In questo contesto (fui) spinto anche dalla mia fede profonda e dal desiderio che nella Chiesa si dovesse far luce su ogni fatto". Paolo Gabriele riferisce anche di essere stato intervistato anonimamente da Nuzzi per la trasmissione "Gli Intoccabili" (La7).
Nel documento, presentato oggi in Vaticano, si riferisce anche di un confronto tra Paolo Gabriele e il segretario del Papa, Georg Gaenswein, al momento in cui quest'ultimo, accertato il furto delle carte riservate, ha comunicato a Paolo Gabriele la sospensione "ad cautelam". Gabriele riferisce di aver passato le stesse carte date a Nuzzi anche a questo padre spirituale, il quale, sempre secondo la sentenza della magistratura vaticana, ha poi bruciato i documenti.
Durante un interrogatorio con i magistrati vaticani lo scorso cinque giugno, Gabriele ha detto: "Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli della degenerazione, a un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori. Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c`è sempre stato quello per l`intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato".
sabato 11 agosto 2012
La strana storia dei cosmetici
Quante donne e uomini, in svariate occasioni, utilizzano dei prodotti
cosmetici? La società del 2000, sempre più impegnata nell'apparire e
non nell'essere, non ne può più farne almeno. Giorno dopo gioro
tonnellate di prodotti per la pulizia intima ( e non solo) vengono
consumati in Europa, America, Oceania e Asia. Tutti noi sappiamo che
qualsiasi prodotto a nostra disposizione, dallo shampoo alla crema
sorale, deriva dal petrolio, ma quest'affemazione è troppo generica.
Ogni cosa, se trattata come si deve, può essere utilizzata senza recar nessun danno all'uomo e all'ambiente. Peccato che le multinazionali americane (anche quelle europee e asietiche non scherzano) siano sempre più affamate di denaro, e quindi puntino al risparmio. Ma oltre che a risparmiare, alle multinazionali, interessa guadagnare ingenti somme di denaro. Cosa possiamo fare noi cittadini? E' una bella domanda, che molti si sono posti. Sotto il mio punto di vista credo che per prima cosa occorra informarsi e informare tutti gli altri, utilizzando le avanzate tecnologie a nostra disposizione.
Vi propongo ora un bellissimo video, che vi sarà utile per capire e comprendere meglio le dimensioni del problema
Ogni cosa, se trattata come si deve, può essere utilizzata senza recar nessun danno all'uomo e all'ambiente. Peccato che le multinazionali americane (anche quelle europee e asietiche non scherzano) siano sempre più affamate di denaro, e quindi puntino al risparmio. Ma oltre che a risparmiare, alle multinazionali, interessa guadagnare ingenti somme di denaro. Cosa possiamo fare noi cittadini? E' una bella domanda, che molti si sono posti. Sotto il mio punto di vista credo che per prima cosa occorra informarsi e informare tutti gli altri, utilizzando le avanzate tecnologie a nostra disposizione.
Vi propongo ora un bellissimo video, che vi sarà utile per capire e comprendere meglio le dimensioni del problema
venerdì 10 agosto 2012
Domande "senza risposta" per un partito "senza futuro"
di
Gaspare Serra
Cos’è il Partito Democratico?
Il Pd è stato presentato come
un’operazione politica “mai tentata prima” in Italia (forse non a caso!): il
tentativo d’unificare sotto l’effige d’un solo partito le “radici
democristiane” (ex Margherita) con la “storia post-comunista” (ex Ds).
Ma qual è stato il risultato di questa
“fusione a freddo” se non la nascita di un partito né “pesante” (stile vecchio
Pci) né “leggero” (stile ex Forza Italia), bensì “gassoso”, ovverossia
politicamente “inconsistente” (riassumibile nello slogan “Ma anche...” ideato
da Maurizio Crozza)?
Se finanche due fondatori del Partito
hanno, a suo tempo, definito lo stesso un “amalgama malriuscito” (Massimo
D’Alema) ed un “tubetto senza dentifricio” (Arturo Parisi) come dargli torto?
Perché è nato il Pd?
Il Pd ha visto la luce sulla spinta della
necessità di “andar oltre” un centrosinistra tanto capace di vincere le
elezioni quanto incapace di governare.
Ma ha
rappresentato la migliore cura possibile al malessere di una coalizione
“ipertrofica”?
Quale risultato di rilievo ha,
fin’oggi, ottenuto il Partito, se non epurare la Sinistra (sia comunista che
socialista) dal Parlamento e mettere in “crisi esistenziale” milioni di
elettori delusi e spaesati?
Quanto, dietro il presunto “coraggio
politico” di Water Veltroni, si è celata:
1-
un’“illusione” (la costruzione di un
partito autosufficiente, a vocazione maggioritaria, capace di riunire
omogeneamente le anime laiche e cattoliche dello schieramento);
2-
un “incubo” (veder presentato come “nuovo”
un partito costituito da personaggi “vecchi”, logori, consunti: praticamente la
trasposizione della vecchia classe dirigente dei Ds e della Margherita!);
3-
e una “presunzione” (concepire un
“partito-coalizione” in un sistema politico, quale quello italiano, che né è né
sarà mai bipartitico)?
Quale “identità politica”
riconoscere nel Pd?
Nel Pd convivono due anime ben diverse:
quella “post-comunista” e quella “post-democristiana”.
Ma fino a che punto tale convivenza è possibile?
Fino a che punto tale convivenza non si traduce
nella mancanza di una chiara “identità politica”?
Il Pd oggi è fermo, “impallato”,
dinanzi a un bivio.
Due sole le strade percorribili:
1-
l’una quella di ambire a rappresentare la Sinistra italiana.
Se la scelta ricadrà su questo
percorso, il Partito dovrà decidersi a “cambiar volto” (non potendo farsi
rappresentare dai vari Enrico Letta, Giuseppe Fioroni, Marco Follini…),
“cambiar programma” (non potendo, ad esempio, aver paura anche solo di citare
le parole “diritti civili” o “laicità”!) e “cambiar comunicazione” (dovendo
esprimere in maniera inequivoca un’idea ben chiara di politica e di società
contrapposta a quella fin qui egemone berlusconiana).
2-
L’altra è quella di ambire a riportar in vita le glorie
passate della Democrazia Cristiana.
Se la scelta ricadrà su questa strada,
invece, si punti a costruire un nuovo “Partito Democratico Cristiano” (pronto a
far man massa di voti nell’affollato bacino elettorale moderato, così da compensare
l’emorragia di consensi che si dovrà fronteggiare a sinistra).
Entrambe le scelte sono legittime… ma
“inconciliabili”!
E non sarà mai troppo tardi il momento
per il Pd di mettere fine a questo infinito “equivoco”…
Un’alternativa al
progetto politico Democratico era possibile?
Dopo la disastrosa esperienza di governo
Prodi-Padoa Schioppa una svolta politica era “inevitabile” nel centrosinistra,
data la necessità:
1-
di semplificare il quadro politico (essendo
improponibile una “coalizione-ammucchiata” di 7-8 partiti!);
2-
e di isolare le ali più estreme (di Centro
come di Sinistra).
La svolta c’è stata, ed è sfociata nel Pd.
Una alternativa, comunque, era possibile e
sarebbe potuta consistere nella rifondazione di un centrosinistra ancorato su
due pilastri:
1-
un partito socialdemocratico sul modello
europeo (che puntasse a riunire le forze riformiste della Sinistra);
2-
ed un partito dei moderati (che puntasse a
riunificare i cattolici riformisti italiani).
Partiti alleati ma dalla identità e dal
bacino elettorale di riferimento ben distinti e definiti.
Un’alternativa che, probabilmente, sarebbe
risultata “più chiara” dinanzi agli elettori, “più credibile” sullo scenario
europeo e “più logica” rapportata alla realtà politica italiana…
Quando giungerà il
momento, anche nel Pd, di “rottamare” l’usato sicuro?
Rimarrà a futura memoria lo sfogo di Nanni
Moretti del 2001, quando, da una gremita piazza Navona, il Regista pronunciò
l’ardua sentenza: “con questa classe dirigente non vinceremo mai!”.
In effetti, il centrosinistra non ha
praticamente più vinto da allora (salvo l’effimera vittoria dell’Unione di
Prodi nel 2006), ma la classe dirigente di allora è praticamente rimasta la
stessa di oggi!
Nel Pd “resiste” una
classe dirigente “sfrontata e fallita”:
-
D’Alema “ha fallito” il suo progetto
politico più ambizioso (la Bicamerale) e sarà ricordato più come ottimo ministro degli Esteri che come Premier
o segretario di partito;
-
Veltroni “ha fallito” il suo progetto
politico più ambizioso (la vocazione maggioritaria del Pd) e sarà ricordato più
come ottimo sindaco che come vice Premier o segretario di partito...
Il Pd, perciò, avrà un futuro solo nei
limiti in cui i suoi elettori sapranno “riappropriarsi” del loro partito, fin
ora gestito dai suoi dirigenti come se si trattasse di “cosa loro”!
Un’alternativa per il Pd al centrosinistra è
possibile?
Il motto del centrosinistra in questi anni
è stato “uniti per dividersi!”: coalizioni “frammentate e disomogenee” (l’Ulivo
prima, l’Unione poi…) non hanno messo alcun freno ai propri “istinti
kamikaziani”!
Passata la “sbronza veltroniana”
dell’autosufficienza, però, è ormai chiaro che non esiste alcuna alternativa
credibile che la ricostituzione di un asse Pd-Sel-Idv!
Non si tratterebbe della riproposizione
del’Unione (una colazione di 7-8 partiti e partitini) bensì di un’alleanza tra
le principali forze politiche del centrosinistra (escludendo forze radicali
come la Federazione della Sinistra e inaffidabili quali i Radicali).
La principale responsabilità del Pd, semmai,
è quella di non aver lavorato in tal senso negli ultimi anni (ciò che gli
avrebbe consentito di potersi avviare alla campagna elettorale avendo già ben
chiari alleati, programmi e candidato premier).
Quale sarebbe, del resto, l’alternativa?
Chiedere la mano a Casini (e, magari, a
Fini!) col rischio di separarsi dalla propria base (che di “morir
democristiana”, in larga parte, non ne vuole proprio sapere)?!
Bersani, invece, sembra ambire alla “strana
alleanza” Vendola-Casini, escludendo Di Pietro…
Il rischio, però, è:
1-
che si ripeta lo stesso errore in
precedenza compiuto da Veltroni (escludere Sel ed includere i Radicali, per poi
rammaricarsi della prima scelta e pentirsi della seconda!);
2-
e che si alimenti, specie ove si paventino
“inciuci elettorali” post-voto con l’Udc in perfetto stile Prima Repubblica,
un’“emorragia elettorale” di cui potrebbe beneficiare una possibile alleanza
“anti-Sistema” Grillo-Di Pietro!
Noi del blog la Dialettica Politica ringraziamo di cuore Gaspare Serra per il suo importante contributo.
Visitate il blog di Gaspare Serra
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mercoledì 8 agosto 2012
L'incubo della sinistra italiana: la compattezza
Da mesi il Pd di Bersani tende a chiudere le porte del cetrosinistra all'IdV dell'ex Pm Di Pietro, mentre Vendola e il suo partito "extraparlamentare" tenta di mediare, ma senza alcun successo.
Se da un lato il Pd chiude a Di Pietro, dall'altro si rende disponibile per una futura, e ormai probabile, coalizione con l'UdC e le altre forze cattoliche e moderate.
Ma il quadro generale della sinistra italiana è pieno di interrogativi. Uno fra tutti è il seguente: Che fine faranno i partiti come i Verdi, Rifondazione Comunista e Socialisti Italiani?
Nessuno lo sa, il Pd e tutte le altre forze maggiori della sinistra in Italia non dicono niente a riguardo.
Secondo i maggiori rappresentanti della galassea dei comunisti, l'unica via percorribile è quella dell'alleanza fra IdV e comunisti e tutte le altre forze della sinistra vera, creando un'alternativa valida al centrosinistra moderato e ovviamente alla destra berlusconiana. Insomma, l'obbiettivo dei comunisti è quello di introdurre in parlamento un partito (o una aggregazione di partiti parlamentari) simili al Pasok, partito greco che nelle ultime elezioni ha conquistato il titolo di seconda forza politica in parlamento.
Ma l'IdV non sembra essere interessata, l'attenzione del leader dei Valori, sembra essere concentrata su Grillo e sul suo movimento 5 Stelle, anche se i grillini tutti ribadiscono un concetto chiave: "bisogna correre da soli".
Un'altra alternativa sembra essere quella del "quarto polo per l'Italia", composto da IdV e Sel, alternativa che ormai sembra impossibile da praticare, visto la rottura di Sel da Di Pietro.
Forse agli elettori della sinistra italiana, non resta altro che votare o non votare la Coalizione Pd-UDC-Sel per i diritti civili. Lo sappiamo tutti, questa è la democrazia moderna!
Se da un lato il Pd chiude a Di Pietro, dall'altro si rende disponibile per una futura, e ormai probabile, coalizione con l'UdC e le altre forze cattoliche e moderate.
Ma il quadro generale della sinistra italiana è pieno di interrogativi. Uno fra tutti è il seguente: Che fine faranno i partiti come i Verdi, Rifondazione Comunista e Socialisti Italiani?
Nessuno lo sa, il Pd e tutte le altre forze maggiori della sinistra in Italia non dicono niente a riguardo.
Secondo i maggiori rappresentanti della galassea dei comunisti, l'unica via percorribile è quella dell'alleanza fra IdV e comunisti e tutte le altre forze della sinistra vera, creando un'alternativa valida al centrosinistra moderato e ovviamente alla destra berlusconiana. Insomma, l'obbiettivo dei comunisti è quello di introdurre in parlamento un partito (o una aggregazione di partiti parlamentari) simili al Pasok, partito greco che nelle ultime elezioni ha conquistato il titolo di seconda forza politica in parlamento.
Ma l'IdV non sembra essere interessata, l'attenzione del leader dei Valori, sembra essere concentrata su Grillo e sul suo movimento 5 Stelle, anche se i grillini tutti ribadiscono un concetto chiave: "bisogna correre da soli".
Un'altra alternativa sembra essere quella del "quarto polo per l'Italia", composto da IdV e Sel, alternativa che ormai sembra impossibile da praticare, visto la rottura di Sel da Di Pietro.
Forse agli elettori della sinistra italiana, non resta altro che votare o non votare la Coalizione Pd-UDC-Sel per i diritti civili. Lo sappiamo tutti, questa è la democrazia moderna!
venerdì 3 agosto 2012
Pd-Udc-Sel, ecco la nuova coalizione dei diritti civili
La sinistra italiana vuole copiare quella francese, ma forse, i nostri politici, hanno sbagliato esempio. Ma niente paura, Fioroni, non è così diverso da Hollande.
Parlando seriamente, ormai viene difficile farlo, con quale faccia i democratici e, in particolar modo, Vendola vogliono unirsi con l'Udc di Casini per formare una "coalizione di governo"?
Bersani in questi giorni sta mettendo in discussione le tanto famose leggi della natura. Secondo il noioso leader del Pd, da oggi in poi, una foca può accoppiarsi con un pinguino, visto che l'unione civile fra Casini ed egli stesso è quasi pienamente riuscita.
Ma a preoccupare seriamente non è Bersani, né tantomeno Casini, ma Vendola. Il leader di Sel, un giorno dice una cosa ("La coalizione è aperta a tutti quelli che condividono le nostre battaglie") e il giorno dopo né dice un'altra ("La mia casa è il centrosinistra, nella mia casa Casini non c'è"). Ma chi è veramente a farne le spese? Sicuramente i cittadini, che da un lato vedono Berlusconi e le solite faccie come Alfano, La Russa, Gasparri etc e dall'altro vedono invece un'orgia fra Casini, Bersani e Vendola.
Serve un'alternativa seria, non una buffonata come questa. Il Pd già da se è moderato e quasi centrista, con l'aggiunta dell'Udc e l'esclusione dell'IdV, la futura "coalizione di governo" più che di centrosinistra...è di centro.
Il dl sviluppo è legge, ecco cosa cambia.
E' fatta, il dl sviluppo è legge. Palazzo Madama approva il decreto sviluppo con 216 voti a favore, 33 contrari e 4 astenuti su un totale di 253 senatori presenti.
Il dl sviluppo introduce nuove misure in moltepli settori:
INFRASTRUTTURE: Le defiscalizzazioni già previste per
le società di project financing, sono estese a tutti i casi di
partenariato pubblico-privato. Diventa obbligatoria la Conferenza di
servizi preliminare per la finanza di progetto. Sale dal 50% al 60% la
percentuale minima di lavori che i concessionari devono affidare a
terzi. Arrivano 70 milioni per le infrastrutture dei porti, che avranno
autonomia finanziaria.
EXPO 2015: Accelerate
le procedure per realizzare le opere. Finanziamento di 5 milioni alla
Fabbrica del Duomo di Milano e istituzione della Fondazione Grande
Brera.
ECOBONUS 55%: La detrazione Irpef del 55% per interventi di risparmio energetico degli edifici è prorogata al 30/6/2013.
RISTRUTTURAZIONI: Sale dal 36% al 50% la detrazione Irpef per le ristrutturazioni edilizie (limite sale a 96.000 euro).
SI RAFFORZA SPORTELLO UNICO EDILIZIA: Si rafforza lo sportello unico per l'Edilizia, che diventa l'unico canale cui rivolgersi per tutte le pratiche.
PIANO NAZIONALE CITTÀ:
224 milioni confluiscono nel Fondo per l'attuazione del Piano. Altri 68
milioni per il recupero di alloggi ex Iacp non assegnati.
AUTO ELETTRICA: Incentivi
dai 3.000 a 5.000 euro per l'acquisto di un auto elettrica, e
contributi per costruire le colonnine di ricarica. Saranno omologate le
auto che da benzina o diesel diventano elettriche montando il kit.
AGENZIA ITALIA DIGITALE: Attuerà l'Agenda digitale, e cioé la diffusione delle tecnologie informatiche.
FONDO CRESCITA SOSTENIBILE:
Vengono eliminati alcuni FOndi di incentivi alle imprese osboleti e
nasce questo strumento volto a sostenere la green-economy e i settori
innovativi.
CREDITO IMPOSTA: Per le assunzioni
a tempo indeterminato di laureati in materie scientifiche. Il
contributo copre il 35% delle spese con un tetto di 200.000 euro per
impresa. Perdono il beneficio le aziende che delocalizzano all'Estero.
CAMBIALI FINANZIARIE:
Le imprese possono di emettere cambiali finanziarie e obbligazioni a
condizione che sia assistita da uno sponsor, e che il bilancio sia
assoggettato a revisione.
- IVA PER CASSA: Viene elevata da 200mila a 2 milioni di euro la soglia di volume d'affari delle imprese che possono posticipare il pagamento dell'Iva all'atto di emettere fattura.
- IVA PER CASSA: Viene elevata da 200mila a 2 milioni di euro la soglia di volume d'affari delle imprese che possono posticipare il pagamento dell'Iva all'atto di emettere fattura.
ARRIVA `FILTRO´ PER APPELLO PROCESSI:
In base alla norma sul `filtro´ per l'appello nel processo civile,
l'impugnazione è dichiarata inammissibile dal giudice competente quando
non ha una ragionevole probabilità di essere accolta.
FALLIMENTI: Modificata la legge consentendo il concordato con continuità aziendale, con prosecuzione dell'attività d'impresa.
FILTRO APPELLO PROCESSI:
Nel processo civile l'impugnazione é dichiarata inammissibile dal
giudice competente quando non ha una ragionevole probabilità di essere
accolta.
RIGASIFICATORI: Concessione demaniale entro 150 giorni. Il governo interviene se la Regione non esprime il proprio parere.
CONTRATTO DI RETE: Alle
imprese che formano un Contratto di rete, istituendo un fondo
patrimoniale unico, è riconosciuta la possibilità di acquisire
soggettività giuridica. LAVORO: Modificata la recente riforma sulla
flessibilità in entrata e sugli ammortizzatori sociali (mobilità fino al
2014).
IMPRESE SPETTACOLO COME PMI: Gli
organismi dello spettacolo dal vivo vengono assimilati alle Pmi,
consentendo quindi di poter usufruire delle agevolazioni previste da
questo settore.
CINEMA ESONERATI DA TASSA COMUNALE: I cinema vengono esonerati dal pagamento dell'imposta comunale sulla pubblicità.
SISTRI: L'entrata in vigore del Sistema sulla tracciabilità dei rifiuti è sospeso fino al 30 giugno 2013.
GIOVANI E GREEN ECONOMY: Finanziamenti alle imprese verdi che assumono a tempo indeterminato giovani Under 35.
ALIMENTARE: Nuovo sistema di etichettatura contro le contraffazioni del Made in Italy.
RICERCA:
Imprese, università ed enti di ricerca, potranno ottenere contributi a
fondo perduto, crediti agevolati, crediti di imposta e agevolazioni
fiscali.
TERREMOTO ABRUZZO: La gestione
commissariale della ricostruzione dell'Abruzzo finisce il 31 agosto
prossimo e dal 16 settembre inizierà la gestione ordinaria. I poteri
passano ai Comuni. I fondi per la ricostruzione non saranno conteggiati
ai fini del patto di stabilità interna.
SISMA EMILIA: Assegnati
79 milioni per la ricostruzione o la messa in sicurezza dei capannoni
industriali delle zone di Emilia, Veneto e Lombardia colpite dal sisma.
Nel `cratere´ inseriti anche i comuni di Mantova e Ferrara e altri
centri delle province di Ferrara, Mantova, Cremona e Rovigo
fonte: lastampa.it
giovedì 2 agosto 2012
Vendola:La mia casa è il centrosinistra e nella mia casa non c'è l'UDC
Nichi Vendola si rivolge «ai militanti del centrosinistra» con una
video-lettera. «Con Bersani abbiamo discusso del centrosinistra. Questa è
la casa che io voglio contribuire a costruire. Ed è una casa in cui non
c'è l'Udc, questo non è l'esercizio di un diritto di veto, è una
constatazione. Casini ha fatto un altro percorso, le sue posizioni ad
esempio in materia di diritti civili sono state in questi anni
antitetiche e alternative a quelle che il campo progressista ha potuto
rappresentare. E se Casini immagina che l'orizzonte della politica debba
essere l'austerity e il liberismo da qui all'eternità è chiaro che
Casini sarà un avversario e non un alleato».
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