sabato 18 agosto 2012

Le Pussy Riot " condannate a due anni di carcere


Pussy Riot "teppiste", condannate a due anni di carcere Mosca, 17 ago. (TMNews) - Le tre ragazze del gruppo punk russo Pussy Riot sono state condannate a due anni di carcere ciascuna per teppismo e incitazione all'odio religioso al termine di un processo che ha acquisito un'inaspettata risonanza internazionale. Una condanna severa, che sembra confermare l'idea che Vladimir Putin, tornato al Cremlino a maggio, non voglia fare concessioni nè all'opposizione interna nè agli occidentali preoccupati della sua stretta sul paese. Una condanna immediatamente definita "sproporzionata" all'unisono da Washington, Bruxelles e da molti paesi europei. Il patriarcato ortodosso, che aveva definito il gesto delle Pussy Riot un "sacrilegio", chiedendo un pena adeguata, ha cambiato linea dopo la pronuncia della sentenza, invocando "clemenza" per Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 30 anni, e Maria Alekhina, 24 anni, ree di aver cantato a febbraio una preghiera punk nella cattedrale moscovita di Cristo Salvatore, chiedendo alla Vergine di "liberarci da Putin". Le ragazze hanno "violato l'ordine pubblico" e "offeso i sentimenti dei fedeli" senza esprimere pentimento, ha dichiarato il giudice Marina Syrova, che ha posto l'accento sul carattere "sacrilego" della performance e sull'"odio delle religione". "E' una vergogna! Un'ingiustizia!" hanno gridato molti in aula all'annuncio della sentenza, inferiore di un anno alla richiesta dell'accusa. Le tre ragazze hanno sorriso alla lettura dell apena, che scatta da marzo scorso, quando sono finite in carcerazioen preventiva. La lettura del dispositivo ha impiagato quasi tre ore e Syrova ha ripreso gran parte degli argomenti presentati dall'accusa nella requisitoria del 7 agosto scorso. Le critiche dall'estero non si sono fatte attendere. Quasi immediata la reazione dell'ambasciata Usa in Russia, che ha definito "sproporzionato" il verdetto, seguita dal capo della diplomazia Ue Catherine Ashton e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel oltre che dalle diplomazie di Berlino, Parigi e Stoccolma. Tra lo stupore generale il patriarcato ortodosso russo in serata ha pubblicato un comunicato chiedendo clemenze per le tre ragazze. "Senza mettere in dubbio la legittimità della sentenza, chiediamo alle autorità dello Stato di dar prova di clemenza nei confronti delle condannate, nella speranza che esse rinuncino a qualsiasi ripetizione di questo genere di sacrilegio" si legge nella nota dell'Alto consiglio della Chiesa ortodossa russa. L'intransigenza della gerarchia ortodossa nella vicenda Pussy Riot ne ha appannato l'immagine e ha prodotto una spaccatura tra i fedeli, molti dei quali ritengono che il perdono sia più cristiano della richiesta di punizione. Nikolay Polozov, uno dei legali delle Pussy Riot, ha confermato che presenterà appello. Con quasta sentenza "le autorità russe si sono condannate da sole" ha scritto su Twitter. Il padre di Ekaterina Samutsevich ha detto all'Afp che non si aspettava "un verdetto tanto severo". Il blogger anticorruzione Alexeï Navalny, figura di punta dell'opposizione, ha parlato di "distruzione dimostrativa della giustizia" e di un processo "degno dell'Inquisizione". "E' semplicemente un'idiozia" ha commentato lo scrittore Boris Akunin, altro leader della protesta. Fuori dal tribunale circa 400 manifestanti hanno gridato "Vergogna!" e "Fascisti!". La polizia, forte di un imponente schieramento attorno all'edificio, ha fermato una essantina di sostenitori delle Pussy Riot. Sono finiti in commissariato anche il leader del Fronte della sinistra Sergei Udaltosv e l'ex campione di scacchi Garry Kasparov, che è stato malmenato dai poliziotti. In piazza anche alcuni manifestanti ortodossi e ultranazionalisti. Molte le manifestazioni a sostegno delle Pussy Riot in Russia, a San Pietroburgo, Yekaterinburg e Samara. La vicenda ha assunto una dimensione mondiale quando numerosi musicisti internazionali hanno espresso la loro solidarietà. Artisti del calibro di Paul McCartney, Madonna, Sting e Yoko Ono, la vedova di John Lennon, hanno chiesto la liberazione delle ragazze. Manifestazioni anche in molte grandi città occidentali, da Parigi a Bruxelles, da Londra a New York passando per Barcellona. La sentenza coincide con i primi cento giorni del terzo mandato di Vladimir Putin al Cremlino, un periodo in cui il presidente ha rafforzato il controllo delle autorità sullla società civile con l'obiettivo di contenere un movimento di protesta senza precedenti. Secondo un sondaggio del centro Levada la popolarità di Punti è al minimo dal 2000, al 48%, di 12 punti più in basso rispetto a maggio. In un'intervista pubblicata stamani su Novaya Gazeta, le Pussy Riot annunciano che non chiederanno la grazia a Putin. "E' lui che ci deve chiedere di graziarlo" ha detto Tolokonnikova. Bea

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