Mosca, 17 ago. (TMNews) - Le tre ragazze del gruppo
punk russo
Pussy Riot sono state condannate a due anni di
carcere ciascuna
per teppismo e incitazione all'odio religioso al
termine di un
processo che ha acquisito un'inaspettata risonanza
internazionale. Una condanna severa, che sembra confermare l'idea che
Vladimir
Putin, tornato al Cremlino a maggio, non voglia
fare concessioni nè all'opposizione interna nè agli occidentali
preoccupati
della sua stretta sul paese. Una condanna
immediatamente definita "sproporzionata" all'unisono da Washington,
Bruxelles e
da molti paesi europei.
Il patriarcato ortodosso, che aveva definito il
gesto delle Pussy Riot un "sacrilegio", chiedendo un pena adeguata, ha
cambiato
linea dopo la pronuncia della sentenza, invocando
"clemenza" per Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich,
30
anni, e Maria Alekhina, 24 anni, ree di aver
cantato a febbraio una preghiera punk nella cattedrale moscovita di
Cristo Salvatore,
chiedendo alla Vergine di "liberarci da Putin".
Le ragazze hanno "violato l'ordine pubblico" e
"offeso i sentimenti dei fedeli" senza esprimere pentimento, ha
dichiarato
il giudice Marina Syrova, che ha posto l'accento
sul carattere "sacrilego" della performance e sull'"odio delle
religione".
"E' una vergogna! Un'ingiustizia!" hanno gridato
molti in aula all'annuncio della sentenza, inferiore di un anno alla
richiesta
dell'accusa. Le tre ragazze hanno sorriso alla
lettura dell apena, che scatta da marzo scorso, quando sono finite in
carcerazioen
preventiva. La lettura del dispositivo ha impiagato
quasi tre ore e Syrova ha ripreso gran parte degli argomenti presentati
dall'accusa nella requisitoria del 7 agosto
scorso.
Le critiche dall'estero non si sono fatte
attendere. Quasi immediata la reazione dell'ambasciata Usa in Russia,
che ha definito
"sproporzionato" il verdetto, seguita dal capo
della diplomazia Ue Catherine Ashton e dalla cancelliera tedesca Angela
Merkel
oltre che dalle diplomazie di Berlino, Parigi e
Stoccolma.
Tra lo stupore generale il patriarcato ortodosso
russo in serata ha pubblicato un comunicato chiedendo clemenze per le
tre
ragazze. "Senza mettere in dubbio la legittimità
della sentenza, chiediamo alle autorità dello Stato di dar prova di
clemenza
nei confronti delle condannate, nella speranza che
esse rinuncino a qualsiasi ripetizione di questo genere di sacrilegio"
si legge nella nota dell'Alto consiglio della
Chiesa ortodossa russa. L'intransigenza della gerarchia ortodossa nella
vicenda
Pussy Riot ne ha appannato l'immagine e ha prodotto
una spaccatura tra i fedeli, molti dei quali ritengono che il perdono
sia più cristiano della richiesta di punizione.
Nikolay Polozov, uno dei legali delle Pussy Riot,
ha confermato che presenterà appello. Con quasta sentenza "le autorità
russe
si sono condannate da sole" ha scritto su Twitter.
Il padre di Ekaterina Samutsevich ha detto all'Afp
che non si aspettava "un verdetto tanto severo". Il blogger
anticorruzione
Alexeï Navalny, figura di punta dell'opposizione,
ha parlato di "distruzione dimostrativa della giustizia" e di un
processo
"degno dell'Inquisizione". "E' semplicemente
un'idiozia" ha commentato lo scrittore Boris Akunin, altro leader della
protesta.
Fuori dal tribunale circa 400 manifestanti hanno
gridato "Vergogna!" e "Fascisti!". La polizia, forte di un imponente
schieramento
attorno all'edificio, ha fermato una essantina di
sostenitori delle Pussy Riot. Sono finiti in commissariato anche il
leader
del Fronte della sinistra Sergei Udaltosv e l'ex
campione di scacchi Garry Kasparov, che è stato malmenato dai
poliziotti.
In piazza anche alcuni manifestanti ortodossi e
ultranazionalisti. Molte le manifestazioni a sostegno delle Pussy Riot
in
Russia, a San Pietroburgo, Yekaterinburg e Samara.
La vicenda ha assunto una dimensione mondiale
quando numerosi musicisti internazionali hanno espresso la loro
solidarietà.
Artisti del calibro di Paul McCartney, Madonna,
Sting e Yoko Ono, la vedova di John Lennon, hanno chiesto la liberazione
delle
ragazze. Manifestazioni anche in molte grandi città
occidentali, da Parigi a Bruxelles, da Londra a New York passando per
Barcellona.
La sentenza coincide con i primi cento giorni del
terzo mandato di Vladimir Putin al Cremlino, un periodo in cui il
presidente
ha rafforzato il controllo delle autorità sullla
società civile con l'obiettivo di contenere un movimento di protesta
senza
precedenti. Secondo un sondaggio del centro Levada
la popolarità di Punti è al minimo dal 2000, al 48%, di 12 punti più in
basso rispetto a maggio. In un'intervista
pubblicata stamani su Novaya Gazeta, le Pussy Riot annunciano che non
chiederanno
la grazia a Putin. "E' lui che ci deve chiedere di
graziarlo" ha detto Tolokonnikova.
Bea
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